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I'm a DINO girl, in a DINO world!


Jeremy Scott e la sua collezione SS2015 ispirata ai Flintstones hanno sicuramente amplificato il fenomeno, ma il trend degli accessori a tema preistorico e degli abiti con dinosauri stampati impazza già da qualche stagione. Per essere perfettamente al passo coi tempi, allora, ecco una selezione di capi, arredi e idee regalo per tutti i gusti! 




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Thedevil put dinosaurs here by Alice In Chains  ||  SheInside dinosaur sweatshirt  || Moschino Cheap&Chic dino sandals  ||  Tatty Devine t-rex necklace.


The Whitepepper dino clutch  ||  “Dinosaurs in London” t-shirt for kids  ||  Asos dinosaur socks  |||  T-rex t-shirt for men.


“Sad t-rex” t-shirt  ||  H&M pillow and plaid  ||  Pull&Bear clutch  ||  Moschino Cheap&Chic dinosaur sweatshirt.


The Whitepepper smock dress  ||  Asos dino socks  ||  The Whitepepper crop shirt  ||  Moschino Cheap&Chic shopper bag.


Asos jelly iPhone 5 case  ||  Kigu dinosaur and dragon onesies  ||  Worn By dinosaur dress  ||  Topshop loungewear sweater.


Dinosaur fake gauge  ||  Printed clutch (also available in black or mint)  ||  Dinosaur sprinkle mix  ||  Stegosaurus planter (all from Etsy).


Art through Fashion: Frida / L'Arte attraverso la Moda: Frida


Che aspetto avrebbe avuto Frida Kahlo, l'artista messicana vissuta nella prima metà del Novecento, oggi? Come si sarebbe evoluto il suo stile iconico? Quali accessori avrebbe scelto di indossare? Grazie a Diletta (e a Rossano, che ci ha concesso di utilizzare questa fantastica location umbra), ho provato a immaginare una risposta alle domande di cui sopra attraverso quattro diversi outfit liberamente ispirati alla figura e alle opere di Frida Kahlo.



Model: Diletta Vedovelli (http://www.dilettavedovelli.actor/)

Location: Villa Volumnia (http://www.domusvolumnia.it/)



outfit #1 – Lace top: H&M  ||  Skirt: Dolce&Gabbana  ||  Butterfly hair clips: Asos  ||  Shoes: Liu Jo.
outfit #2  Dress: Lunatic  ||  Trousers: Aqua by Aqua  ||  Earrings: Il Pizzo Cotto.
outfit #3 – Butterfly hair clips: Asos  ||  Earrings: "Frida Kahlo" limited edition (via Scuderie del Quirinale)  ||  Necklace: Libreria Grande  ||  Scarf: handmade  ||  Bustier: Asos.
outfit #4 – Earrings: "Frida Kahlo" limited edition (via Scuderie del Quirinale)  ||  Blouse: Germano Zama.





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Frida Kahlo shot by Nickolas Muray.
Self-portrait with thorn necklace, Frida Kahlo, 1940. 
Skull drawing by MilkyName (via Deviantart)
Self-portrait with braid, Frida Kahlo, 1941.

Art through Fashion: Cretti / L'Arte attraverso la Moda: Cretti

Left: Balenciaga Fall 2013-14 fashion show || Right: detail of the Cretto bianco - Alberto Burri


Nel corso della storia del brand, Maison Martin Margiela ha più volte proposto giacche in pelle crepata, pantaloni e stivali in tessuti simili alla carta pitturata e poi lasciata essiccare. L’inverno scorso è stato il turno di Balenciaga che, con i suoi top in maglia dipinta, ha sancito l’inizio di un vero e proprio trend sfoggiato dalle fashioniste di tutto il mondo. Zara, Asos e altre aziende di abbigliamento low cost, poi, non si sono lasciate sfuggire quest’occasione e hanno proposto la loro versione di questi capi scrostati.
Il fascino esercitato dalle superfici “crettate” ha di certo natura ancestrale ed evoca sensazioni che spesso sono tutt’altro piacevoli, come ad esempio quelle legate alla visione di paesaggi aridi e brulli, terreni desolati e riarsi dalla calura del sole. Superfici del genere, una volta inserite in elementi di vestiario, denotano un certo passare del tempo e la conseguente usura, ma è anche vero che esse sono un perfetto mezzo artistico per esternare la propria filosofia e visione della vita o per compiere un ritorno all’origine della materia, alle basi del design o della pittura. E forse non è un caso che ben due periodi della produzione di uno dei più grandi artisti umbri del Novecento, Alberto Burri, noto in tutto il mondo per il suo approccio assolutamente informale e per la sua volontà di rifiutare etichette, siano dedicati proprio a queste superfici.



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Cretto G 1 - Alberto Burri

Balenciaga Fall 2013

Zara Fall 2013

Burri nacque a Città di Castello (in provincia di Perugia) il 12 marzo 1915, si laureò in medicina e lavorò come ufficiale medico in Tunisia, dove fu catturato per poi essere spedito nel campo di Hereford. Nel ’46 fece ritorno in Italia, abbandonò la carriera medica per dedicarsi interamente alla pittura.
I suoi primi soggetti, nei primi anni ’50, furono i Sacchi, costituiti sulla base di quei sacchi di juta con i quali aveva avuto grande familiarità durante la prigionia in Texas. Dal ’57 in poi, invece, presentò diverse serie realizzate con l’ausilio del fuoco (i Legni, le Plastiche e i Ferri) nelle mostre statunitensi, come ad esempio quella tenutasi all’Oakland Art Museum in California.
E finalmente, con l’arrivo degli anni ’70, Burri si dedica a soluzioni monumentali per le quali abbandona il fuoco, i mezzi tecnici e accessori (come i sacchi di juta, il legname, i metalli e la plastica di vario genere) per fare ritorno agli elementi fondanti e fondamentali dell’arte pittorica: la tela, il colore e i materiali di origine terrosa. Nel 1973 realizza il Cretto Bianco e il Grande Cretto Bianco per poi proseguire con la sua produzione fino al 1976, quando la abbandona quasi completamente a favore dei Cellotex.
La tecnica adottata da Burri per realizzare i Crettiprevedeva un impasto di bianco di zinco e colle viniliche (al quale si possono aggiungere terre per ottenere una colorazione diversa dal bianco) da stendere su un supporto in cellotex per poi essere lasciato ad essiccare. Man mano che le dimensioni delle sue opere crescevano, però, Burri dovette anche cambiare l’impasto di partenza, aggiungendo il caolino e utilizzando il vinavil solo dopo la conclusione del processo di asciugatura.
Lo scopo dell’artista era quello di evocare l’idea del trascorrere inesorabile del tempo, di proporre una nuova compostezza dell’arte e, soprattutto nel caso dei Cretti bianchi, di affidare l’espressività dell’opera unicamente alla sua tramatura, senza l’aggiunta di altri colori dopo l’essiccatura.

Opere tanto basilari e severe, come erano appunto i Cretti, potevano di certo offrire applicazioni pratiche, ad esempio nel campo dell’impegno sociale. Fu così, infatti, che, nei primi anni ’80, dopo un periodo dedicato interamente aiCellotex, Burri riprese per la seconda volta la produzione dei Cretti, raggiungendo un livello di monumentalità del tutto inusitato con la realizzazione del gigantesco Cretto di Ghibellina.
La siciliana Ghibellina, gemellata con Città di Castello, fu vittima del terremoto della notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, che la devastò tanto profondamente che la riedificazione non poté avvenire sul sito della vecchia città ma una ventina di kilometri più a valle. Il Cretto di Ghibellina – straordinario esempio di land art, nonché austero monumento in ricordo della sofferenza umana – venne concepito come una sorta di immenso sudario di cemento con il quale rivestire i resti di una tragedia che molto aveva in comune con l’idea di base dei Cretti di Burri: non era stato il fuoco a piegare la materia e a distruggere la città, ma la terra che si era spaccata. L’impresa artistica di Burri iniziò nel 1985 con l'intenzione da parte dell’artista di coniugare due momenti: quello precedente la distruzione (che doveva essere ottenuto tramite la restituzione di una parvenza dell'antico centro abitato di Ghibellina – motivo per cui le fenditure vennero progettate e realizzate abbastanza larghe e profonde da ricordare vie e piccole strade) e quello del attimo in cui la città veniva effettivamente sconquassata dal terremoto (reso grazie alla trama dell’opera).
La costruzione del Cretto di Ghibellina, tuttavia, venne interrotta nel 1989 e il monumento commemorativo non fu mai ultimato, dal momento che Alberto Burri morì a Nizza il 13 febbraio 1995.

Il cretto di Ghibellina - Alberto Burri

Marni Fall 2013

Maison Martin Margiela jeans

Maison Martin Margiela paper like pants and shoes - Spring 2010 

3.1 Phillip Lim Spring 2014

Maison Martin Margiela x Converse

Insta_Photodiary #3

Immagini della Pasqua 2014 e il gattino realizzato durante lo Workshop della Thun (che trovate QUI).


Il diario fotografico di Aprile, ricostruito attraverso gli scatti pubblicati su Instagram.



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Aperitivo con le amiche, nuovi acquisti, OOTD e gastronomia. Trovate la ricetta della crema al caffè QUI e il post dedicato a Lemmi Donna QUI.

Una foto di Francesca tratta dal post outfit "Strolling" (QUI), fiori sbocciati ad Assisi, una mia foto in attesa dello Workshop Thun (QUI), uno dei ritratti più belli di sempre di Vivienne Westwood, Vivì e il suo look firmato Valentino (QUI), nuovi acquisti, oggetti in vendita da Lemmi Donna (QUI), le scarpe dei desideri e, infine, un'altra foto di Francesca (QUI).


Infine, una foto a parte va riservata alla caricatura che ho realizzato per Serena de "Il Pizzo Cotto" e che lei ha apprezzato a tal punto da appenderla in un posto d'onore nella sua casa tedesca.


Aldora by Sophia Webster

In breve tempo, Sophia Webster (prima studentessa del Royal College of Art and Cordwainers e, poi, fin dal momento della sua laurea nel 2010, assistente designer del grande Nicholas Kirkwood) si è imposta nel mondo della Moda come nuova mentre creativa, autrice di scarpe da sogno. Le sue stravaganti e coloratissime proposte sono già state indossate da celebrità di tutto il mondo (tra le quali Solange Knowles, Nina Dobrev e Rihanna) e blogger di fama internazionale (tra cui Tuula, Atlantic-Pacific e MellowMayo). Ma si sa, catturare l'attenzione del pubblico con qualcosa di assolutamente sopra le righe (ne sono un esempio questi stivali) è facile, farcela reinventando un modello classico e lineare è molto più difficile. Beh, Sophia Webster ce l'ha fatta e il semplice décolleté open toe è ora un must originalissimo e in straordinarie varianti di colore. Il collage qui sotto è un modo per rendere manifesto il mio pensiero riguardo le Aldora (ma anche riguardo le Electra, le Cleo, le Athena e le Chiara).


Thun workshop - Decora con noi!


Ieri pomeriggio ho bissato l’esperienza dello scorso anno (ricordate i miei esperimenti di Cake Design con la pasta di zucchero? Li trovate QUI), partecipando a uno workshop del Thun Shop di Collestrada. Stavolta il tema era “Decora con noi” e l’obiettivo quello di personalizzare a piacimento un animaletto o uno dei classici angeli Thun. Le età dei partecipanti erano le più svariate: dal bambino con un debole per i gatti neri all’anziana signora con la passione per l’arte; dalla bimba che si puliva il pennello sulle maniche all’artista professionista; dalle ragazze in cerca di un pomeriggio diverso al pasticcere che, in quanto ad accuratezza, si fa spicciare casa da Buddy! Ovviamente alcuni erano più organizzati di altri: i “vetarani” di quest’iniziativa si erano portati colori e pennelli da casa, io invece mi sono presentata in pieno stile “dilettante allo sbaraglio” e – come vedrete nelle foto – sono finita a usare persino il pennellino a spugna che si trova in fondo alla matita nera per gli occhi! 



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Ecco qui la mia “creazione” e le fasi work in progressche hanno portato al risultato finale: un gatto a strisce e pois con fiori sul fianco.


Infine, una foto panoramica fatta dallo staff del Thun Shop Collestrada e i risultati di alcuni degli altri partecipanti.